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A volte è solo una partita di pallone.

15 Maggio 2013
Nell'immagine, Tigris interdetto all'uso del balcone.
Nell’immagine, Tigris che osserva la situazione.

Bella stagione, caldo, finestre aperte anche la sera.

Ho la fortuna di abitare in un appartamento che si affaccia su un parco: niente di che, un giardino di recente costruzione, non enorme e senza grosse pretese, ma molto utile alla transumanza di anziani, bambini, cani, gente in pausa pranzo. Mi piace abitare sopra a un fazzoletto di terreno, perché apro le finestre e non vedo in primo piano il cemento, ma alberi e prati e panchine. Ho scelto la casa anche per questo motivo. Certo, affacciarsi su uno spazio pubblico può avere qualche controindicazione, per esempio un po’ di schiamazzi, ma in rari casi si sono protratti oltre la mezzanotte e il mio spirito di tolleranza ha sempre prevalso.

Ieri sera, mentre guardavo la televisione, ho cominciato a sentire dei rumori e delle voci concitate che provenivano dal centro del giardinetto: in prima istanza i gatti, curiosi, si sono fiondati alla finestra del bagno ad osservare al di qua della zanzariera, poi il trambusto si è fatto più forte, così ho messo in pausa e sono andata a vedere anche io. Alcuni ragazzi di differenti provenienze etniche si stavano accalcando proprio nel mezzo, arrivavano dai vari lati del giardino, raccolti in piccoli gruppetti, a passo veloce, in totale erano un numero considerevole a guardarli dall’alto. Subito ho pensato: alè, ci siamo, dopo due anni di serenità e pace si scontrano le gang rivali proprio sotto casa mia per spartirsi il territorio, addio quartiere anziano e tranquillo. I ragazzi si sono radunati e hanno formato un unico gruppo, hanno confabulato per un po’ sempre in lingue  a me incomprensibili e sempre con toni abbastanza alti. A un certo punto… uno di loro ha tirato fuori… un pallone! E si sono messi a giocare!

Questa è, secondo me, una metafora bellissima per affrontare il tema dell’intolleranza verso le persone sconosciute, che arrivano da Paesi diversissimi dal nostro e parlano una lingua a noi oscura: nel dubbio diventiamo razzisti e subito pensiamo che vogliano nuocere, che siano cattive, perché ci sembrano pericolose e malintenzionate… a volte lo sono (lo siamo anche noi, d’altronde) ma a volte vogliono davvero, soltanto, giocare tranquillamente a pallone.

Keep in mind,
LdC

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  1. con tutto questo maltempo mi sono chiesta come faranno adesso a giocare a pallone? :D Ciao!!!!!!

  2. E’ una bella trovata la tua per sensibilizzare su un argomento spinoso, ma con delicatezza… mi piace :)

  3. Mi piace pensare che nell’uomo possa prevalere il cuore sul cervello, ma vedo ogni giorno che purtroppo non funziona così… I bambini hanno una magia tutta loro, che va preservata ad ogni costo! Noi abbiamo perso quell’ingenuità, quella semplicità di pensiero e quella verità palese che fa di una persona una persona, e non un probabile malintenzionato… Ho sempre pensato e difeso la mia convinzione che il mondo fosse di tutti, aldilà della razza o della religione, e mi sono presa delle sonore fregature, ma nel profondo del mio cuore continuo a crederlo… Una partita di pallone? Meraviglioso! Il calcio come dovrebbe essere: squadra, unione, aggregazione e divertimento, senza soldi nel mezzo a fare un’enorme differenza, senza etnie e senza pregiudizi… Facciamo un passo indietro e impariamo dai bambini, perchè, in fondo, ” se non ritornerete come bambini, non entrerete nel regno dei cieli”, significa proprio questo: purezza di cuore e sincerità di intenti… <3

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