pensiero del mattino | up close and personal

Gambe in spalla e pedalare.

25 Gennaio 2016

La notte fra sabato e domenica sono andata a letto di umore non proprio cristallino, è ormai da qualche giorno che non sono molto pari, sarà Saturno, sarà la Luna in Acquario, sarà l’inverno, cosa volete che vi dica.

Però ho fatto un sogno, uno di quelli miei bellissimi e ricchi di significato che al primissimo mattino ricordo nettamente e meno male che l’ho scritto via Whatsapp a Lidia, altrimenti con il deficit di attenzione che ho ultimamente, non me lo sarei mai portato dietro fino ad oggi, in tempo per scrivere il post.

Ma al di là di tutto il preambolo, sabato notte ho sognato di essere a Londra.

Londra, da che ho l’età della ragione, è la mia città preferita al mondo. Non ho precisamente chiaro cosa dovessi fare né perché mi trovassi lì, so solo che qualunque compito mi accingessi a svolgere, c’era sempre qualche imprevisto che mi complicava tutto. Cose banali, come dimenticare una giacca e doverla recuperare, non poter cercare qualcosa su Internet per via del roaming dati, non ricordare come si arrivava da qualche parte.
Ma io, nel sogno, non mi lasciavo scoraggiare e inforcavo senza mai perdermi d’animo una bicicletta tipo Graziella -quella con le ruotine piccole, per intenderci- con cui mi muovevo indisturbata su e giù per la città. Nel sogno sapevo che quella bici me l’aveva messa in valigia mia mamma prima di partire e quando incontravo un conoscente (cioè che sapevo di conoscere, ma non aveva un volto famigliare – nei sogni capita) che mi convinceva a prendere un’auto facendomi abbandonare la bici, non mi sentivo più a mio agio.
Tant’è che poi abbandonavo quasi subito l’auto e tornavo indietro a cercare la bici, anche se poi non so come sia andata a finire perché mi sono svegliata.
Notevole anche la “scena” in cui mi trovavo alla fermata della metro per tornare a recuperare la bici e, mentre aspettavo, facevo piazza pulita di cartacce nel portafogli e scoprivo nuove tasche piene di cose che non ricordavo di aver riposto.
(solo per questo ci vorrebbe un post a parte!)

Qui dentro, secondo me, ci sono racchiusi tantissimi significati: la mia inviolabile autonomia che a volte mi dimentico di rivendicare quando penso che “salire sull’auto con qualcuno” sia una soluzione più rapida ai miei problemi, il bagaglio culturale che mi porto dietro come amorevole e pratica valigia preparata da mia mamma, che sembra improbabile ma che poi si rivela utile. Ma soprattutto mi fa capire che, di fronte alle avversità, posso sempre contare su una piccola Graziella con le ruote piccole, faticosissima da usare, di sicuro molto meno veloce e performante di qualsiasi altro mezzo, ma è la mia biciclettina, è il mio umile mezzo per affrontare la vita.
Probabilmente ci sono cose che potrei fare meglio, situazioni che potrei gestire diversamente e sentimenti a cui non dovrei permettere di attraversarmi come se fossero un treno. Ma io sono questa e qualunque sia il mio metodo, giusto o meno giusto, le gambe che muovono le piccole rotelle alla fine sono poi le mie, quello che ci metto è sempre il mio massimo sforzo e prometto solennemente che cercherò di farle muovere ancora a lungo.

LdC

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