malinconie

Quello che mi viene su Lucio Dalla.

1 Marzo 2012

Scrivere necrologi non è la mia abitudine, questo si sa. Credo che, a parte quelli per la Gatta Topo e Steve Jobs, non se ne trovino sul mio blog. Anche in caso di famose o premature dipartite. Per quanto poco possa essere importante questo contenitore, ho sempre preferito dedicarlo alla vita e non alla morte, specie dei cosiddetti vips. Ma tant’è, oggi mi sento di aggiungere qualche centinaio di battute all’enorme calderone che si sta già formando e che a breve sarà colmo di frasi fatte e retorica.

Oggi è morto Lucio Dalla e io che sono bolognese ed ero abituata ad incrociarlo così come se niente fosse, per le strade, nei posti, con la stessa naturalezza con cui l’ho guardato a Sanremo poche settimane fa, mi sento un po’ più sola, mi sento defraudata di un qualcosa che non è come se m’avessero portato via chissà che, ma come se una mattina mi svegliassi e mi dicessero che hanno spezzato il tridente al Nettuno, per capirci.

Per me ascoltare Lucio Dalla significa un’ex cognata nata il 4 marzo, che per ‘sta cosa un po’ di viaggio se lo faceva (come se fosse stato un merito). Significa ricordare l’autoradio di un mio ex filarino le domeniche pomeriggio quando veniva a prendermi: a lui piaceva Com’è profondo il mare, tutto l’album, a me invece faceva un po’ senso perché l’omonima canzone diceva che discendiamo dai pesci e a me il concetto non andava proprio giù. Io preferivo Sotto la pioggia di Antonello Venditti e soprattutto Dimmelo tu cos’è, mi faceva piangere il fatto che il loro cane non lo riconoscesse più. Non so perché ci fossimo fissati con questi due nastri, tra l’altro erano entrambi album di molti anni prima (credevate fossi così vecchia?) e all’epoca si ascoltava ben altro.
Si vede che avevamo già allora gusti vintage, non so, non l’ho mai capito, dopo ci siamo lasciati e pensandoci Antonello Venditti non mi piace mica più tanto.

Sono passati un sacco di anni ma Lucio Dalla, invece, l’ho continuato ad ascoltare, ecco magari non sono mai stata a un suo concerto -e adesso quanto lo rimpiango! Vedi Lorenzo che dovremmo andare da Roger Daltrey? Oggi ci sei, domani non ci sei più- ma non per questo non lo seguivo.
Quelli della mia epoca sono ancora abituati ad accendere radio, a comprare cd, quelle cose lì che adesso non si fan quasi più e ci vergognamo a dirlo perché, in casi come questi, l’età anagrafica salta fuori nella sua brutalità… e insomma, dicevo, l’ho sempre ascoltato dopo quei pomeriggi, su altre macchine, con altri filarini (ma anche senza) e ho amato le sue Ciao, Canzone, Tu non mi basti mai, Henna, Quale allegria e son le prime che mi vengono in mente ma potrei sbilanciarmi e dire praticamente tutte.

Negli anni più recenti ho avuto la fortuna di stare con un musicista, che voi tutti conoscete benissimo e che non solo è appassionato di Lucio Dalla, ma ha avuto anche l’onore di una sua prefazione a un libro. Grazie a Lorenzo ho avuto la possibilità di andare a recuperare tante lacune del passato: credo che, non più di un mese fa, abbiamo acquistato un 33 vintagissimo di Lucio, per non parlare di Banana Republic, che ce lo siamo visto e rivisto e riascoltato non so più quante volte.

Ecco, questo è ciò di cui mi sento defraudata, della sensazione che d’ora in poi soltanto per questo potrò ricordarmi di lui e non avrò la possibilità di averne di più.

Capisco che sia già tanto quello che lascia, ma è doloroso accettare che sia sufficiente.

LdC

PS: a proposito di prefazione, sul blog di Bologna ride lo ricordano con un affettuoso aneddoto, se vi va di leggerlo è qui.

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