varie ed eventuali

Dove gli artisti incontrano gli spazi, seconda puntata.

16 Marzo 2014

Non vi nascondo che parlare di mecenatismo mi dà sempre un gran gusto: prima di tutto perché se aspettiamo che le nostre istituzioni incoraggino chi fa cultura, staremo qui ad aspettare probabilmente per i prossimi duemila anni, ma anche perché ho idea che abbia un grande senso riscoprire una modalità che ha radice nella notte dei tempi, ossia trasmettere e far conoscere le opere d’arte (che siano quadri o musica, perché no) facendo noi stessi da strumento/luogo.

Chiariamo un concetto, per chi non sapesse di cosa stiamo parlando: il mecenatismo è una sponsorizzazione, un sostegno ad attività artistiche e culturali attraverso l’impegno economico o pratico ad aiutare a divulgarne ogni forma ed espressione. Per dire: il crowdfunding che oggi va tanto di moda, altro non è che una delle molteplici forme di mecenatismo, dove io sostengo con un esborso economico, magari anche non enorme perché è una cordata fra molte persone, un’attività che mi viene proposta e in cui decido di investire. Nei secoli passati il mecenate era una figura chiave per gli artisti che volevano farsi conoscere: pensate solo al Rinascimento e a quanti grandi pittori non sarebbero potuti arrivare fino ai giorni nostri se non fosse stato per i lavori commissionati dalle grandi famiglie dell’epoca.

myhomegalleryVi ho già parlato di Piazza delle Arti un po’ di tempo fa e di come, grazie a questa piattaforma, alcune realtà italiane (speriamo presto anche a Bologna) abbiano aperto letteralmente le porte a chi voleva fare conoscere la propria arte, strutturando così un progetto culturale che parte dal basso e dalla libera iniziativa delle persone. Ma ci sono altri segnali del fatto che questa buona pratica stia prendendo nuovo vigore, non soltanto nelle realtà altolocate o di chi si occupa di arte più professionalmente, bensì proprio da persone “normali”, come me, come voi.mlh

Oggi vi parlo quindi di My Home Gallery e di My Little House: due concetti diversi fra loro, ma con un medesimo obiettivo molto nobile. La prima auspica di “rivoluzionare il mercato dell’arte così com’è comunemente inteso, promuovendo il contatto umano, fatto di sguardi, spazi condivisi e parole” attraverso l’incontro diretto dei turisti con gli autori, che mettono a disposizione il proprio tempo e il proprio spazio (che sia una casa o un laboratorio) dove accogliere le persone in visita in una determinata città, che ne fanno richiesta. Si può semplicemente organizzare un incontro, ma anche soggiornare: una forma di “vetrina” e un modo per entrare in contatto in maniera totale con un artista – insomma, se Carlo Lucarelli m’aprisse casa sua io ci andrei di corsa, diciamolo! Il secondo progetto, invece, prevede una vera e propria convivenza con l’arte. Il milanese Fulvio Ravagnani sperimenta l’inserimento di un artista “in piccole case, messe a disposizione da persone comuni, che vogliono sperimentare e farsi travolgere dall’esperienza della convivenza con un artista, che lavora nell’intimità della loro casa per 7 giorni”. Pensate che esperienza potrebbe essere, per una famiglia normale, spegnere la televisione per sette sere consecutive e trascorrerle assieme a un pittore che dipinge, o a uno scultore, o un qualsiasi altro artista nel momento irripetibile della creazione…

Per il momento My Little House è stato organizzato in una prima casa soltanto, ovviamente auspichiamo che diventino tantissime e a giudicare dai messaggi sulla fan page direi che non faticheranno, mentre My Home Gallery è già presente in molte città e -con mia grande gioia- anche a Bologna. Per cui, che aspettate a fare un giro? E se dagli artisti non c’è più posto, prenotate una stanza (non c’è che l’imbarazzo della scelta) ma venite comunque!

O magari, se aspettate un po’, potreste addirittura trovare casa mia nella lista dei mecenati, chissà.

LdC

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