malinconie

Buon viaggio.

13 Luglio 2010

Gli inglesi attribuiscono una distinzione fondamentale fra la parola house e la parola home. In italiano non abbiamo questa differenza, difatti per parlarvi di questa cosa devo prendere in prestito delle parole dall’inglese, perché un conto è una house: cemento, travi, pavimenti, mattoni e un conto è una home.
Una home è quel posto dove, quando entrate, che siate soli o in compagnia, che siate tranquilli o pensierosi, che siate di fretta, che siate carichi di buste della spesa o stremati, c’è sempre un gatto che vi aspetta. Nella semplice house, non c’è il gatto. Non c’è nessuno ad attendervi, se non i mobili, il cemento, travi, pavimenti e mattoni di cui sopra.
 
E il silenzio.
 
Fino ad oggi la mia, la nostra, è stata una home, ma purtroppo oggi pomeriggio è venuto a mancare quel piccolo ma grande esserino vivente che le dava un’anima. Dopo vent’anni di felice, pigra e buona vita, la Gatta Topo non c’è più. E mi rendo conto di quanto sia vuota questa casa, che fino a stamattina mi sembrava così piccola e ora invece mi sembra immensa, senza di lei.
Chi ama o ha mai amato un animale sa a cosa mi sto riferendo e sono consapevole di non aver scoperto una novità, ma se non è una novità mi dite perché sto piangendo ininterrottamente da ore?
 
Ho sempre pensato che la Gatta Topo fosse l’incarnazione di mia nonna. Non so perché, a dire il vero era “mia” –virgolettato, perché non esiste un gatto di proprietà di qualcuno- solo da qualche anno, più precisamente dall’anno in cui mi sono messa assieme a Lorenzo, eppure quella piccola belva nera, sempre imbronciata e brontolona, mi ha sempre portata a pensarlo. Non me ne vogliano i parenti, non voglio sembrare blasfema o poco rispettosa: le associo perché entrambe giravano per casa silenziose, perché entrambe erano anziane signore di cui avere cura, perché litigavo spesso con entrambe: nate ad aprile e partite con l’estate. Ma forse le penso così, unite, anche perché mi sento in colpa: temo di non averle amate a sufficienza, di aver dato loro dei dispiaceri contendendomi l’attenzione di qualcuno, di non aver fatto abbastanza e ora che non ci sono non ho più modo di rimediare.
 
E mi mancano, terribilmente.
 
Mi consola, ma non tanto, almeno stasera, sapere che se esiste un paradiso
(ma non ci conto: ecco, in questi casi noi agnostici siamo abbastanza sfigati)
ci siano ad attenderla tutte le persone a cui ho voluto bene e che non ci sono più.
 
Ciao micia mia.
La tua dada
 

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