viaggi

Storie di ordinario shopping / 2.

13 Dicembre 2010


Il mattino ci regala la visione di quello che, a causa del buio, non abbiamo scorto il giorno precedente: un panorama bellissimo che si estende dai nostri occhi fino all’orizzonte, fatto di campagna toscana, dolci colline e poggi ancora rigogliosissimi per essere l’inizio di dicembre. Una fila di alberi di nocciolo che circonda la piscina mi spiega il motivo per cui, nottetempo, ho dovuto prendere un antistaminico nonostante i gatti fossero a 200 km di distanza.
Dopo una lauta colazione carichiamo la macchina e ripartiamo, direzione The Space, meglio conosciuto come l’outlet di Prada, luogo che tutto il mondo ci invidia e noi, che non ci facciamo mancare niente, imponiamo al navigatore l’indirizzo e ci presentiamo mezz’ora prima dell’apertura. Nonostante la giornata assolutamente casuale e l’orario più che onesto, troviamo una discreta bolgia di wannabe e parvenu, in fila ognuno col proprio bigliettino in mano. Eh sì, perché si prende il numerino come dal salumiere per entrare, non dite che non vi ho avvisato: se decidete di andare, ricordatevi prima di tutto di prendere il tagliandino dal distributore automatico sulla sinistra dell’ingresso, dopodiché potrete andare anche a svernare al bar di fianco. Qui tutto è fighetto all’ennesima potenza, per cui appuntatevi mentalmente di bere qualsiasi cosa col mignolo alzato.
Una volta entrate e girato un po’ a vuoto perché una borsa da mille euro, per la sottoscritta e pure per Betta, anche se in vendita a seicento, non è comunque contemplabile, ci divertiamo più che altro ad analizzare i presenti sotto un punto di vista antropologico. Notevole la famiglia matriarcale già ipergriffata che agguanta  borse come se non ci fosse un domani (che avessero un fashion blog?).
Nel frattempo, in totale controtendenza, riesco ad acquistare la cosa meno costosa in tutto lo spaccio, un bracciale giallo a catena molto, molto carino. Me lo confezionano in modo talmente arzigogolato che mi vergogno di spendere solo venti euro.
 
Con un sano bisogno di spendere il nostro denaro in un luogo che non ci faccia sentire due piccole fiammiferaie, decidiamo di convergere verso The Mall, dove la scorsa estate con la mia amica Eugenia, abbiamo lasciato gli occhi e il cuore su svariati pezzi. «Se tanto mi dà tanto» dico a Betta «anche per le collezioni invernali dovremmo trovare qualche pezzo giusto a un prezzo equo». Grande errore. Probabilmente a causa delle imminenti feste, non c’è una cosa, anche piccolissima, che scenda sotto un certo budget e anche Marni, Gucci e Balenciaga sono una grande delusione. Facciamo pipì per la trentesima volta. Betta inveisce contro il consumismo e decidiamo di andare a Firenze, al Mercato di San Lorenzo, dove sicuramente il rapporto qualità/prezzo non sarà lo stesso, ma il rapporto prezzo/portafogli sarà quantomeno decente.
 
(to be continued)
 
LdC

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