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Storie di ordinario shopping / 1.

10 Dicembre 2010


Nelle scorse settimane, grazie a quella che a Bologna chiamiamo la bazza, trovo con pochi spicci una sistemazione notturna a scelta in tutta Italia. Con Betta, amabile compagna di viaggio e di mille avventure, ci interroghiamo sulle possibili destinazioni.
«Mercatini di Natale?» suggerisco io.
«Se dovesse nevicare non siamo pronte» ribatte prontamente lei.
Vero. E allora perché non scegliere qualcosa di vicino ma non troppo, a portata di autostrada e, perché no, che ci dia anche solo un’opportunità per fare davvero qualche acquisto natalizio? Stabiliamo il percorso: da Bologna ad Arezzo, passando per l’outlet di Barberino del Mugello, per l’outlet The Mall di Reggello (FI) e per The Space Prada a Montevarchi (AR).
Se resta tempo sosta a Firenze al ritorno.
(ne resterà)
 
Partiamo lunedì mattina e prendiamo subito una lavata colossale in autostrada; dopo mille giri e qualche stento arriviamo all'outlet ed è chiuso perché il lunedì apre alle 14.00. Basite, ci rifugiamo a Barberino del Mugello in attesa dell'apertura. Barberino del Mugello è un ameno paese di quasi montagna con il traffico di Torino e i problemi di parcheggio di Bologna. Giriamo sempre più basite, sotto la pioggia scrosciante, con tanta pipì in corpo e il vetro da scaricare nella campana che ci portiamo dietro da Bologna.
Perfino alla signora del bar Gigi ci rimpalla: troviamo ristoro (e un bagno e le indicazioni per la raccolta vetro) in una caffetteria poco distante. Per fortuna. Ma è ancora presto per l’apertura dell’outlet: prese quindi dalla disperazione, entriamo al ristorante Torracchione e divoriamo circa ottomila calorie a testa.
 
Dopodiché la giornata prende la svolta desiderata: due ore abbondanti di shopping, poi decidiamo di partire alla volta dell'albergo: Reggello e Montevarchi posticipate a domani. Come ogni viaggio in A1 che si rispetti, restiamo in colonna tra Barberino e Calenzano. Arriviamo in albergo, che è un quattro stelle molto bello ma abbastanza desolato a causa della bassa stagione, ci stabiliamo in camera anch’essa molto bella e curata, sveniamo un’oretta sul letto buttando alle ortiche l’idea di usufruire della palestra (sconsigliatissima dalla receptionist poiché senza riscaldamento), ci riprendiamo e scendiamo per cena. In sala siamo noi due, una coppia con una lei giovanissima subito ribattezzata la Sposa bambina e una tavolata di sei napoletani palesemente in viaggio di lavoro. Per fortuna questi ultimi fanno un rumore tale che sollevano il livello generale di decibel e che ci permettono di sbisciare a voce relativamente alta.
Per digerire la cena, ma soprattutto le costoline, le patate, i fagioli e la cheese cake del pranzo, decidiamo di fare un giro notturno ad Arezzo: altrettanto desolata e particolarmente schiaffeggiata dal vento, ma architettonicamente incantevole. Non vi dico che ci siamo ripetutamente perse, vi dico solo che da quella sera abbiamo un rapporto speciale con il Garmin (santo, subito).
Torniamo in albergo, ci prepariamo per la notte, io comincio a leggere Marina di Carlos Zafon ma crollo quasi subito.
 
(to be continued)
 
LdC

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