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Sola sul red carpet.

23 Ottobre 2011


Ieri sera ho fatto una cosa stranissima, sono andata al cinema.

Passo indietro: al cinema ci vado spesso, ma ieri sera si trattava di un’occasione speciale, ovvero la proiezione di Bar Sport, il film tratto dall’omonimo e famosissimo romanzo di Stefano Benni, riservata a pochi eletti.
Io, come ben saprete, sono una fan sia di Benni che della mitica Luisona, per cui mi sono letteralmente sciolta di commozione quando il mio amico Eraldo Turra, che fa parte del cast ma non vi dico chi interpreta altrimenti vi rovino la sorpresa, mi ha proposto di presenziare all’anteprima.

E così, di corsa fra un impegno e l’altro, sono passata da casa a cambiarmi, a mangiare qualcosa al volo e alle 20.30 mi sono fatta trovare puntuale davanti al cinema. Ovviamente i miei amici erano in ritardo! E così mi sono rassegnata all’idea di entrare da sola. Ora non è che io sia di quelle donnette fragili che non sanno fare una mazza in autonomia: guido, faccio cose, vedo gente, entro nei negozi, mi è anche capitato di pranzare sola (ok, era un Burger King, ma cosa cambia?)… ma entrare in un luogo che, nel mio immaginario, è preposto alle attività di gruppo… insomma, mi son dovuta imporre di non farci caso ed entrare comunque. E ho fatto bene! Perché i miei amici sono entrati parecchi minuti dopo e, beata celebrità, sono rimasti solo il tempo di presentare il film, di stringere mani, fare foto e autografi e sono volati ad un’altra presentazione… lasciandomi sola, al cinema! Baci, abbracci e se ne sono andati!

È calato il buio sul posticino perfetto, centrale e assolutamente comodo che mi ero ritagliata e il film è cominciato. E, assieme al film, che mi ha rapita dentro sua la storia facendomi praticamente dimenticare tutto il contorno, ho apprezzato tantissimo il fatto di essere sola al cinema. Io, che in trentacinque anni non mi ero mai azzardata, ho capito che andare al cinema da soli è una cosa assolutamente normale: è come andarci in compagnia, con la differenza che non devi parlare! E siccome io sono una che al cinema sta rigorosamente muta, al di là del fatto che ancora noto la differenza fra presenza o assenza del mio moroso, non mi è cambiato più di tanto, anzi! Essere da sola significa aver bisogno di meno spazio, quindi nei posti non riservati si possono trovare poltroncine in posizione invidiabile; significa decidere arbitrariamente di mangiare, bere, non mangiare, non bere, alzarsi, andare in bagno, non andare in bagno, TUTTO insomma, senza dover comunicare a gesti per non disturbare. E ho notato anche un’altra cosa: a nessuno frega se sei una donna sola al cinema, la gente non ti vede neanche!

E infatti, appena la luce è tornata in sala, dopo l’applauso doveroso al bellissimo lavoro di Massimo Martelli, sono uscita confondendomi con il resto della bolgia e sono andata a prendere la macchina. Fermandomi peraltro davanti a tutte le vetrine che mi andava di vedere, senza nessuno che strattonava per correre da qualche altra parte.

Alla fine ero così gasata per questo nuovo limite superato e per questa affermazione di libertà, che sono anche andata a fare un giro in Feltrinelli.

Poi, sui viali di circonvallazione, ho guardato nello specchietto e nell’auto dietro di me sono quasi certa (al 99%, dai!) di aver riconosciuto Carlo Lucarelli.
Era addirittura troppo, adesso potevo davvero andare a casa.

LdC