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Le dieci cose che non ti dicono quando ti operi al setto nasale.

5 Dicembre 2009

Hai deciso, hai fatto gli esami, il colloquio con l’anestesista, ti sei messa avanti con il lavoro cercando di prevedere anche l’imprevedibile, ti sei presa una settimana e ti sei ricoverata. Hai scelto l’ospedale migliore, ti sei fatta sei mesi di lista d’attesa, nel frattempo hai cercato di combattere tutte le paure e paranoie fino al minimo, piccolo, inutile pensiero e ce l’hai quasi fatta.
Ti presenti il giorno dell’intervento con la calma zen del Dalai Lama, con i nervi saldi di un giocatore della Nazionale che tira un rigore decisivo, con la serenità di una che si è scolata una boccetta intera di ansiolitico dal simpatico nome palindromo.
Quel giorno resterà scolpito nella tua memoria perché in meno di ventiquattro ore sarai visitata, spogliata, sedata, intrattenuta dagli anestesisti, addormentata, intubata, operata, riempita di tamponi e tutori in silicone, suturata, dopodiché svegliata, estubata, rianimata, riportata alla vita e rimandata nella tua stanza ospedaliera condivisa con una simpatica vecchietta, a smaltire l’anestesia.
(per quanto riguarda questo punto, che era uno di quelli che più mi faceva paura, posso garantire che è vero: ognuno reagisce a modo proprio. Per la cronaca non ho avuto nemmeno un filo di nausea).

Fin qui tutto bene perché una notte in ospedale non è così drammatica: a parte dormire a sonnellini perché le infermiere devono prendersi cura di te e pertanto ti svegliano ogni due ore per metterti la flebo, cambiarti la flebo, somministrarti l’antidolorifico (yeah!), cambiarti la benda esterna, ecc… dicevo, la notte è così frammentata e soprattutto dura così poco (colazione alle 6.30 del mattino) che non sembrerà neanche di averla trascorsa.
(fa comodo una mascherina per il buio, se doveste mai ricoverarvi tenetelo a mente)

Al risveglio, quando sarai ormai certa di aver visto tutto ciò che poteva rappresentare La Paura, cominceranno invece le dolenti note e quando dico dolenti non mi rivolgo solo alla sensazione fisica.
Innanzitutto: la frase non le metteremo tamponi ma solo un tutore in silicone fissato con un punto di sutura e due spugne per raccogliere le perdite è qualcosa che rassicura e rasserena (o almeno fa una patta con la consapevolezza dell’intubazione) perché, memore dei racconti di enormi tampax infilati fino al cervello e sfilati con la grazia degli imbalsamatori egiziani all’epoca delle piramidi, sei proprio felice che questa cosa non debba capitare proprio a te e dici ah, meno male, i progressi della medicina.
Bene. I progressi della medicina consistono in due (nel mio caso tre perché la narice destra era una Caporetto in piena regola) spugne, è vero, per raccogliere le perdite, è vero. Omettono solo la parte in cui si parla della lunghezza di dette spugne, misura che prenderai ad occhio nel momento in cui te le sfileranno. Non aggiungo altro.
(comunque, che non è male ma solo fastidio, è la verità)
(però un po’ senso lo fa, perché sembra che ti sfilino dei Tremors dalle narici)

L’indomani sarai già tornata a casa, fra le tue cose, nel tuo letto, ancora un po’ intontita e dolorante (molto poco dolorante, a dire il vero) e con altissime aspettative in fatto di coccole e attenzioni.
Comincia da qui la lenta, costante, ripresa.

Ma ecco alcuni piccoli e non troppo insignificanti dettagli di cui dovrai tenere conto:

1) senza grandi giri di parole, vado diretta al punto: i primi giorni farai schifo. Ma non quello schifo come dire ti sentirai un po’ giù fisicamente: farai proprio schifo e lo leggerai negli occhi di chi ti guarda. Perfino il gatto non ti riconoscerà, fra gonfiore e bende, e non si farà prendere;
2) dal tuo naso usciranno, costantemente e senza sosta, sostanze che non dovrebbero uscire da un naso e da nessun orifizio di un corpo sano;
3) la carta igienica e le garze diventeranno i tuoi migliori alleati per qualche giorno: fanne scorta;
4) sarai stanca, ti indebolirai per un nonnulla, tipo rifare il letto. Ogni giorno però sarà una conquista e se il primo giorno non combinerai nulla di buono e ti farà fatica solo scrivere ciao sulla tua bacheca di Facebook, il secondo riuscirai a preparare la cena e il terzo starai già scrivendo facezie sul tuo blog esattamente come la sottoscritta (per domani è previsto il bucato);
5) la convalescenza non aiuta le coppie fragili: prima di operarti, assicurati che il tuo fidanzato non sia qualitativamente meno di un 8/9 nella scala che va da zero a dieci (il mio, fortunatamente, lo è e lo sta dimostrando in maniera eccellente);
6) il secondo giorno sarai come il giornale di ieri e gran parte dell’attenzione degli amici si concentrerà nuovamente dov’era il giorno prima che ti operassi. C’est la vie.
7) C’è però da dire che il giorno dell’operazione sarai più en vogue di Angelina Jolie sul red carpet, quindi goditi l’attimo e cerca di sfruttarlo per chiedere/dire cose che normalmente non avresti il coraggio di chiedere/dire.
8) Pur non essendo una vera e propria malattia, ma solo una condizione programmata e temporanea, come ogni défaillance fisica che si rispetti, avvicina persone che non credevi fossero tanto amiche e allontana persone su cui avresti fatto il più cieco affidamento. È un utile spartiacque, la convalescenza.
9) Per quanto tendente alla perfezione, il tuo uomo non è perfetto. Non buttarti giù quando si intratterrà a chattare su Facebook con un’amica scollacciata di cui non hai mai sentito proferire nome fino a quel momento: dopotutto anche tu, a ruoli invertiti, saresti un po’ stanca di parlare unicamente di muco e suture con una persona dall’aspetto di una patata che gira con un rotolo di carta igienica in tasca. Preoccupati solo se, quando sarai tornata in forma come prima, le conversazioni non cesseranno.
10) Non sentirai odori e sapori per un po’ di giorni (attualmente non li sto ancora sentendo o quantomeno li percepisco, ma in maniera remota). Non è una limitazione eterna, prima o poi tornerà tutto e decisamente più accentuato, ma questo potrebbe essere visto come aspetto positivo per un paio di motivi:
a) potrai spalare la lettiera del gatto con un sorriso;
b) non potendo gustare alcun cibo, affronterai qualsiasi tipo di tentazione gastronomica e perderai un po’ di peso (ad oggi sono a –1kg).

Tutto questo, al terzo giorno di convalescenza dopo il mio intervento del 2 dicembre 2009.
A presto per gli aggiornamenti.

LdC




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