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Dieci cose che ho scritto ma che non posso credere di aver scritto, però le ho scritte.

4 Luglio 2007

Sempre della serie recentemente inaugurata, oggi pubblico questa che vi farà intuire come, dopo mesi, fossi ancora lì a dedicare tempo a quelli che il mio moroso chiama i tuoi pensieri a strati. Io, di tempo, pensandoci, ne ho sprecato tantissimo in gioventù.

 

Bologna, 24 settembre 1999

 

Vorrei riuscire ad insegnare ad ogni persona ciò che ho imparato da te. Sì, da te. E non so perchè stasera ti scrivo queste righe. So che non le leggerai mai e anche se le leggessi, le prenderesti con quella sufficienza con la quale hai sempre preso tutto ciò che ti ho detto, tanto per non darmi mai soddisfazione. Oggi sono felice, sì, c’è un’altra persona nella mia vita. Lo conosci, sai che con lui sono finalmente serena e realizzata. Ma ci ripensi ogni tanto a noi? Non eravamo speciali, ma io ero convinta del contrario: credevo che il feeling che ci univa fosse una cosa talmente rara… eppure oggi ti parlo con la massima naturalezza, ti dò consigli da amica per la tua pseudo storia d’amore. Scusa se ho usato questo aggettivo, ma sinceramente non credo tu sia mai stato innamorato di quella ragazza e, non so perchè, ma ho la netta sensazione che tu la stia cercando di nuovo per colmare un vuoto che senti. Certo, la tua vita è piena di impegni, sensazioni, emozioni… eppure, quando qualcuno si alza e se ne va senza il tuo consenso, avverti la sua assenza, immediatamente. Non ti dò torto: anche io, a volte, per sfuggire all’insicurezza, mi sono tuffata nel passato. Ma ho scoperto che non serve a niente. Non serve tornare nei luoghi o con le persone che ti hanno fatto felice, perchè la felicità non vive nello spazio, bensì nel tempo. Quante volte ti ho già scritto questa frase? Troppe, scusa. Ma non posso farne a meno… La persona che si è alzata e se ne è andata quando tutti erano ancora lì, sono io. E non mi pento di ciò che ho fatto. E’ stato un processo naturale. Amarti mi faceva soltanto male, mi stava rovinando l’esistenza. Istinto di sopravvivenza, chiamalo come ti pare. Ora sto bene: ed è per questo che ho potuto finalmente affrontare il tuo ennesimo ritorno con la grazia di un’adulta. Come tu hai sempre sostenuto, ognuno di noi possiede una chiave di lettura. Sono d’accordo e aggiungo che siamo tutti come delle cassaforti chiuse in una stanza. Lasciamo accedere le persone nella stanza, tanto nessuno ha la combinazione. Poi capita che arrivi qualcuno che, invece, riesce ad espugnare anche la nostra parte più intima. Può essere bello. Può essere per sempre. Ma se quella persona ci abbandona ad un certo punto, sta in noi non farla nemmeno più rientrare nella stanza. Perchè il rischio che usi di nuovo la combinazione è troppo alto. Ed è questo che io ho fatto con te: non ho più permesso che ti riavvicinassi e, anche se è un periodo che ci vede in sintonia come non mai, sappi che non ce la farai. Questa volta no. Perchè ti ho amato troppo. Perchè sei entrato nella mia vita in un modo assurdo: te l’ho mai detto che ho voluto conoscerti solo per fare un torto a una persona? Non ti meraviglieresti, ne sono sicura. Mi conosci perfettamente e sai che sono capace di questo e altro. Ma ti giuro: non volevo innamorarmi di te. Volevo solo usarti per farlo ingelosire. Non volevo nient’altro che non fosse annoverarti fra le mie conquiste per dimostrare sia a lui che a me che, se solo avessi voluto, avrei avuto ai miei piedi chi mi pareva. Sì, eri un numero. Se mi parlavi ti parlavo, se non mi parlavi non importava. Non ero curiosa di conoscerti, non volevo sentirti al di fuori di quel contesto. Però chissà… spesso i paradossi hanno caratterizzato la mia vita e tu sei sicuramente uno di questi. Perchè, nonostante siano passati alcuni mesi, nonostante io stia con una persona che, non dimentichiamoci, amo con tutta me stessa, tu sei rimasto un “sospeso”… un qualcosa che avrebbe potuto essere e non è stato. E non so se ringraziarti per la sofferenza che mi hai voluto risparmiare, oppure se condannarti per il modo meschino col quale mi hai liquidata. Io, che di solito ho una sola sentenza per ogni persona con la quale ho a che fare, non riesco ancora a collocarti da nessuna parte. Sicuramente non sto più male se tu decidi di non parlarmi. Non sento la necessità di vederti o sentirti, anche se mi farebbe piacere se qualche volta mi telefonassi. Ma solo per il gusto di sentire la tua voce. Di sapere, in una maniera leggermente più confidenziale, come stai. Non ho mai avuto il coraggio di chiedertelo direttamente perchè il nostro rapporto non ha mai previsto disinteressati scambi di informazioni. Odi et amo, ricordi? Forse non siamo fatti per essere soltanto amichevoli conoscenti. E ti dirò, pensandoci, la cosa non mi dispiace affatto. Siamo due persone troppo speciali per sprecarci in sentimenti così mediocri. Io amo gli eccessi: il disinteresse e la simbiosi totale sono i ritmi che da sempre hanno scandito tutte le mie storie. Ed è bello questo rapporto a corrente alternata che c’è fra noi. Non stanca mai. Ci lascia sempre il sottile piacere del rincorrerci. Non fraintendere le mie parole: se anche potessi riaverti al mio fianco, non ti vorrei più. Ora c’è lui: ho scelto di dargli una delle occasioni che avrei tanto voluto dare a te. E sono felice di averlo fatto! Perchè ogni giorno che passa mi fa capire quanto se la meritasse. E non ti preoccupare… non ho più rimorsi nè rimpianti con te. Ti vivo giorno per giorno senza pensare e, fondamentalmente, senza nemmeno desiderarti. Proprio perchè ho capito che è più bello avere la consapevolezza che ci ritroveremo comunque. Che basterà una frase, un gesto, una giornata di pioggia per riavvicinarci… il breve tempo per renderci conto che siamo sempre noi… e ci saluteremo ancora. Non mi lascerò più sgomentare dai tuoi addii: ora so che un addio è necessario prima che ci si possa ritrovare. See you later, alligator.

LdC

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  1. In effetti… ci avevo pensato ma non mi pareva che questa splendida lettera potesse essere proprio per lui :-))

    Bacio…

    Paola

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