pensiero del mattino

Qualità della vita.

31 Marzo 2014
La coda in tangenziale e la mia faccia perplessa
La coda in tangenziale e la mia faccia perplessa

Concetto molto personale e argomento scottante, la serie di aspetti quotidiani sui quali basiamo la nostra percezione di “stare bene”, di non sprecare tempo, di avere appunto una buona qualità di vita. Soggettivo al massimo perché, se per qualcuno può essere l’avere una buona forma fisica, per me significa avere tempo per guardare Real Time TV, ma appunto il mondo è bello perché è vario.

Che cos’è per voi la qualità della vita? Qual è la vostra misura?
Di sicuro, per quanto mi riguarda, è il poter prendere il meno possibile l’auto.

Non è una questione puramente ecologica, anzi: per prima approfitto dell’autonomia e della libertà di possedere una macchina a disposizione e, credetemi, ci investo dei bei soldini l’anno per averla sempre pronta ad ogni evenienza, ma per fare dei viaggi, per andare dove si ha bisogno e occasionalmente. Secondo me le ore passate quotidianamente in auto, magari nel traffico, sono una perdita fondamentale della qualità di una giornata. Uno dice: magari nel frattempo si può fare altro. Ma cosa faccio? Ascolto musica, faccio chiacchiere al telefono con l’auricolare senò mi multano, ma non è che ci si possa distrarre a fare il sudoku e così, ore e ore, ogni giorno di ogni anno, si investono sostanzialmente a fracassarsi le palle (diciamo le cose come stanno).

Per circa 18 anni ho preso la macchina ogni giorno per andare in ufficio: ho abitato più vicino e più lontano, i percorsi sono stati diversi (tipo quando ho fatto un frontale in via Leandro Alberti e non l’ho più scaramanticamente percorsa per i successivi cinque anni) ma, a conti fatti, ho speso settimane e mesi seduta, costretta, incazzata. Di questo me ne sono resa conto quando, dopo l’ultimo trasloco in ordine di tempo, mi sono ritrovata ad un solo, percorribilissimo, kilometro di distanza da dove lavoro. Scelta non del tutto casuale, ovvio.

Andare a piedi, oppure in bicicletta (e con alterne fortune), significa fare del moto e prendere dieci minuti di aria fresca in faccia: un momento da non sottovalutare e che non credevo fosse così importante fino al giorno in cui ho iniziato a farlo. Si sentono i rumori, si vedono le cose, le facce, si ascoltano pezzi di discorsi che vanno e che vengono… e comunque meglio che stare imbottigliati nel traffico. Me ne rendo conto in occasioni come quella dell’altro giorno, quando avevo un appuntamento agli antipodi di Bologna alle 8.30 del mattino e mi sono sentita davvero male per tutti gli automobilisti che avevo in coda in tangenziale di fianco a me: per quanto mi riguarda sono occasioni sporadiche, ma chi lo fa senza intravedere una luce in fondo al tunnel, mio dio, come fa? Di necessità virtù, ovvio. Non vogliatemene, che poi abitare di fianco all’ufficio ha le sue controindicazioni (quando suona l’allarme, indovinate chi ci va?)… ma almeno posso dire che una cosa, in mezzo a tante, l’ho ottenuta così come l’avrei voluta.

Prossimo gradino nella lunga ascesa della qualità della vita?
Stay tuned.

LdC

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