ex e dintorni

Finché la gatta va.

24 Marzo 2014

sorryE ci sembrava che niente potesse finire,
come se il tempo davanti dovesse durare,
fino alla linea incosciente della nostra età.
(Stadio – Swatch, 1992)

Questo è un post di memorie che attingono ad un mio passato remoto, ma che sono venute fuori alcune sere fa chiacchierando coi miei amici, fra bicchieri di mirto, spaghetti e proverbi di altissimo profilo (vedasi al titolo del post). Dovete sapere che abbiamo trascorso quasi tutta la serata -dopo i consueti cappottini cuciti addosso ai malcapitati di turno- a raccontarci aneddoti di gioventù e, più precisamente, di scuola.

Ma anche di filarini e stupidità varie.

Fatto sta che, dal backup sepolto nella mia memoria, è saltata fuori una storia di quando frequentavo la quarta superiore e che ora vi vado a raccontare (capitolo Serendipità, ma anche no). Allora la sottoscritta, assieme alle fidate compagne di tante avventure, Simona e Francesca, era solita vegetare in ultima fila, dilettandosi nella fine arte della decorazione della Smemoranda -social network ante litteram- che cresceva esponenzialmente e in modo direttamente proporzionale ai tumulti sentimentali dell’allora diciassettenne LdC.

(fine della terza persona, che non ce la posso mica fare a scrivere tutto il post così)

Non paga di ciò, ero solita anche scarabocchiare il calendario della classe, che era proprio appeso di fianco a me, riportando date e ricorrenze a mio avviso imprescindibili, tipo il compleanno di Michael J. Fox o il countdown per la patente. Ecco, un bel giorno, sotto quale ricorrenza non ricordo, ho trovato un commento scritto da un’altra calligrafia. Una cosa carina, ripeto, nello specifico non so quale, forse un saluto, comunque un messaggio indirizzato a me e firmato da un tale Walter. Ora, in classe avevamo ben tre uomini i cui nomi non corrispondevano e in tutto l’Istituto Manfredi (ero inseritissima, lo sapevo per certo) non mi risultava un Walter che potesse frequentare la mia aula, neanche fra il corpo docente, neanche fra i bidelli: il caso si infittiva.

Dopo molte ricerche (in realtà forse ho solo scritto sotto al suo messaggio Ma te chi sei, fingiamo però che io abbia investigato) ho scoperto che il mio corrispondente era un ragazzo che frequentava i corsi serali e sedeva proprio nel banco dove sedevo io, di giorno. Una specie di LadyHawke! Ero invidiatissima da tutta la classe per questo mio scambio epistolare, difatti di questo si trattava, visto che avevamo impropriamente girato il calendario e ci scrivevamo messaggi da parte sua, che io leggevo al mattino e a cui rispondevo, e che lui leggeva di sera. Cose tranquille, tipo La lezione è una palla, Oggi piove e sono in motorino, In che quartiere abiti… ma che, dopo mesi, per forza di cose si sono trasformate in Quando ci incontriamo?

Non avevamo una differenza di età enorme, credo due o tre anni, quindi era logico che alla curiosità si sommasse anche quel pensiero del tipo E se fosse questa la storia che racconterò ai miei nipoti? Bè, visto che non si trattava di Lerry, sappiate già che non è andata. Difatti, complice una lezione extra che doveva fare di giorno, ci accordammo per vederci. Finalmente, dopo mesi di messaggi, un incontro vis-à-vis: non solo io ero emozionata, ma ormai anche fra le mie amiche si era creata una certa aspettativa.

Quella mattina, dunque, si palesò a trovarmi e…
Niente, non era il mio tipo.
Smisi di scrivergli senza grandi cerimonie d’addio (da adolescente ero veramente spietata), poi finì l’anno scolastico, la mia sezione cambiò sede e non ci incrociammo mai più.

Avrebbe potuto essere Il Grande Amore Della Mia Vita e invece pochi giorni dopo tornai, forse per la sedicesima volta, insieme al pirla che frequentavo allora (e comunque va bene così, visto che tutto ciò mi ha portata dove sono ora).

LdC,
che si sente improvvisamente Matusalemme

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