up close and personal

I believe. (when I fall in love it will be forever)

30 Ottobre 2015

Non so perché ma non sono mai stata ottimista come in quest’ultimo periodo.
Uno strano ottimismo, visto l’umore, la joie de vivre e il mood divano-repliche-di-Friends che mi accompagna da un po’, ma soprattutto perché io una gran ottimista non lo sono stata mai.

Mi sono presa del tempo per pensare, mi sento come se avessi pescato la carta sbagliata e fossi rimasta ferma per qualche giro. Però non è stata una punizione, lo vedo più come momento di riflessione che probabilmente mi serviva. Sto raccogliendo idee, sto spostando obiettivi, sto ricalibrando strumenti e sto cominciando a vedere i risultati di una maggiore aderenza dei miei comportamenti a ciò che sono io, o a ciò che sarà la me stessa a cui vorrei tendere.

In mezzo a tutti questi pensieri c’è questo, che leggo come esortazione nel pezzo di Stevie Wonder
(che tra l’altro ricorre spesso, piacevolmente e in modi diversi in questi ultimissimi giorni)
da cui ho preso spunto per il titolo, ed è quella strana sensazione che ci prende quando vediamo certi nostri comportamenti riflessi su altre persone.
Avete presente quando passa una che porta le vostre stesse scarpe e vi ritrovate a pensare Oddio, faranno sembrare anche me così volgare?
Ecco: ci sono degli atteggiamenti che di noi stessi non percepiamo, salvo quando li vediamo su chi ci sta di fronte.
E, di solito, ci stanno pesantemente sulle palle.

A me è successo coi cosiddetti “paletti”. Non so se si dica ovunque, a Bologna “mettere dei paletti” significa delimitare qualcosa ma non nel senso pratico del termine, bensì in quello emotivo/morale. Esempio: ho messo dei paletti perché quella persona si stava prendendo delle confidenze che non mi facevano sentire a mio agio. Questo è un paletto necessario, ma sono molti i paletti che mettiamo credendo di poter controllare situazioni, persone, sentimenti.

Io di paletti ne ho sempre messi moltissimi: non voglio sposarmi, non voglio figli, non voglio vivere con degli animali, non voglio stare con un uomo più basso di me, non voglio (più) stare con un artista, non voglio frequentare quel locale, non voglio correre se piove, non farò mai questo, mai quello, e così via. Tutto mi sembrava giusto e plausibile finché non mi sono imbattuta in una persona che di paletti nella sua vita ne ha messi molti più di me: solo da quel momento -e solo davanti a un certo tipo di aridità che mi trasmettevano alcuni suoi atteggiamenti- ho capito che l’unica vittima di limiti e regole che ci diamo, talvolta assurdi e generati da paura e non conoscenza, siamo solo noi stessi.
Quando sulla nostra lapide scriveranno “è morto senza aver mai corso sotto la pioggia”, secondo voi saremo meno morti?

Il succo è più o meno questo: cosa ne so io di cosa mi servirà, cosa mi piacerà, se non sono ancora diventata ciò che vorrei o se non ho ancora incontrato la persona con cui voglio condividere la mia vita? Mettere dei paletti è come privarsi potenzialmente di una parte di possibilità e si sa che le opportunità migliori sono come le chiavi: quella che apre la porta è sempre l’ultima che scegliamo dal mazzo.
(e tutto ciò che nasce da crisi e caos, ma questo discorso lo affrontiamo un’altra volta)

Quindi mi sono liberata/sto cercando di liberarmi di vari preconcetti, fra cui alcuni stupidissimi che avevo nelle faccende di cuore: tra l’altro fare lo slalom è una fatica mostruosa, a volte ci si inciampa, ci si fa male e poi -siamo ad Halloween!- i paletti lasciamoli a chi combatte i vampiri, che forse sono più utili e qui non c’è neanche niente da combattere.

LdC

 

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  1. Ho sempre pensato che mettersi dei paletti abbia a che fare, in modo più o meno inconscio, con l’essere conformi all’idea che gli altri hanno di noi. Del tipo “questo non lo farò mai perché chissà gli altri cosa dicono…”. E qui mi ricollego ad un bell’articolo che ho letto di recente su La Stampa e che qui ti linko:

    http://www.lastampa.it/2015/09/05/cultura/opinioni/buongiorno/la-vita-di-fianco-dbCV3EQgZeUz3YZzhE9gRO/pagina.html

    Nella mia vita penso di aver messo troppi paletti. Qualcuno l’ho poi rimosso, forse quando era troppo tardi.

    Gischio

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