cose importanti | pensiero del mattino

Esserci portati.

14 Settembre 2016

Questione di esserci portati, si dice di solito di qualcosa che un individuo è incline o predisposto a fare. O quando si ha un dono.
Il contrario, non esserci portati, è stato negli anni dell’infanzia e dell’adolescenza un po’ una scusa per tutti noi: sa, la bambina non è portata per la materia, e così mia mamma chiudeva il discorso con la professoressa di matematica delle medie, colpevole di farmi piangere -letteralmente- su equazioni, proporzioni e su tutto un mondo che mi è ancora parzialmente precluso ancora oggi.
Negli anni sono seguiti vari Non è portata: per suonare uno strumento, per il disegno, per il nuoto, per la ginnastica artistica (certo, avere la forma di un boiler non aiutava) poi la giustificazione non l’ho più sentita dire, magari era passata di moda perché sfido nel frattempo di essere diventata un fulgido esempio di perfezione.

Questo fino a sabato, mentre pranzavo dai miei genitori e mi lamentavo delle incombenti faccende di casa che non mi avrebbero permesso di darmi al consueto binge watching del week end. Dal dimenticatoio, mia mamma ha tirato fuori la vecchissima scusa e mi ha risposto Evidentemente non sei portata per le faccende di casa (cosa peraltro verissima).
Quindi, è giusto che io ora mi faccia un esame di coscienza ed elenchi tutto ciò per cui non sono portata, perché lo voglio vedere qui, nero su bianco, sul mio monitor.

Io non sono portata per: la matematica, il disegno, il nuoto, la ginnastica artistica o la danza o il senso del ritmo in generale (sono un po’ un legno, ecco), e questi ve li ho già detti. Poi non sono portata per il giardinaggio, per i lavori domestici, per la cucina, per svegliarmi la mattina prima delle nove, per andare a letto presto. Non sono portata per gli sport di squadra, per sorridere agli sconosciuti (ai loro cani e gatti però sì), per i discorsi troppo diretti, non sono portata per la solitudine anche se amo il silenzio, non sono portata per essere pimpante appena sveglia né per sopportare la luce del sole (se mi vedete girare per casa con gli occhiali scuri sapete perché), non sono portata per usare l’ombrello perché me lo dimentico ovunque e, in linea di massima, la mia memoria non è portata per il breve termine. Non sono portata per essere una signorina fine, né per essere una madre ma neanche per stare in mano coi sentimenti, non sono portata per le storie a distanza, non sono portata per le distanze in generale essendo io parecchio cozza, in amore. Non sono portata per il telefono, per le vacanze in crociera, per i viaggi nei Paesi in via di sviluppo, non sono portata per aspettare con pazienza, non sono portata per i tagli drastici ma nemmeno per l’accanimento terapeutico con amicizie, rapporti di lavoro, affetti.

Questo è più o meno tutto ciò per cui non.

Però bisogna anche dire che sono portata per: la scrittura (credo), per fare del sarcasmo e dell’ironia (credo), sono molto portata per rompere il ghiaccio nelle situazioni difficili e sono molto portata per buttarla in caciara nelle situazioni invece più improbabili. Sono molto portata per parlare in pubblico, per sopportare aghi, esami del sangue e dentista senza lamentarmi, sono portata per la resistenza sul lungo periodo, sono portata per la costruzione, sono portata per la diplomazia. Sono assolutamente portata per amare e proteggere gli animali.
Sono forse portata per un sacco di altre cose che al momento non mi vengono in mente, ma quello che ho scoperto riflettendoci su qualche giorno dopo, è che pur non essendo portata per tante attività o situazioni io le affronto lo stesso, così come per i lavori di casa che svolgo comunque, o quando cucino anche se non mi piace farlo, o quando chiamo le persone che so che ci tengono, o quando parlo anche se mi sono appena svegliata o provo a fare una moltiplicazione senza Excel. Esprimo il mio senso materno con i gatti e se mi sforzo posso evitare le parolacce e questo, secondo me, dovrebbe essere universalmente e doppiamente riconosciuto come merito, perché non eccellere in qualcosa e provarci comunque va assolutamente, non dico premiato, ma sottolineato.
Fateci caso e poi ditemi se non è vero.

Forse è questo il motivo per cui mia mamma, fin da quando ero piccola, ha quasi sempre liquidato certe mie mancanze con un Non ci sei portata: perché lei già da allora sapeva che non erano una mancanza, ma una caratteristica (it’s not a bug, it’s a feature).
Quella perfezione che solo le mamme riescono a vedere in noi e che magari è un po’ di parte, ma è un piccolo peccato in cui forse dovremmo indulgere anche noi, a volte. E’ quasi come se la sentissi: non è portata per matematica o disegno ma i compiti li fa lo stesso, non è magra ma gli esercizi alla sbarra li fa lo stesso, non è portata per il nuoto ma ogni stracazzo di lunedì e giovedì in piscina a farsi prendere per il culo ci viene: è esattamente così anche adesso, e risuona talmente forte che il non essere portata per qualcosa diventa un leit motiv molto affettuoso del mio presente, passato e futuro.
Non sono perfetta, è vero, ma faccio del mio meglio e sono la mia attuale versione migliore, che vi basti oppure no.

A tutte le versioni migliori di ognuno di noi, che bastino oppure no.
E ovviamente alla mia mamma.
LdC

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