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Know how

7 Aprile 2019

La mia anima da problem solver trae le proprie radici da molto lontano, da due genitori che hanno sempre rappresentato per me la fonte di ogni conoscenza. Equamente suddivise fra i due, le informazioni di natura pratico/famigliare o le regole di base su come saper stare al mondo sono il patrimonio da cui ho potuto attingere, un pozzo di conoscenze senza fondo che mia madre e mio padre tenevano in bilico senza mai far cadere un birillo, come se fossero stati due abili giocolieri nell’amministrazione quotidiana di una casa, due figli, due lavori, una vita.

Mamma come si prenota una visita medica?
Papà, meglio acquistare un immobile o affittarlo?
Per ogni cosa che ho avuto bisogno di sapere nella vita, ci sono sempre stati loro e ancora oggi, non me ne capacito ma è così, per certi versi ne sanno ben più di me.

Tutto questo, ricordo perfettamente che ci pensavo spesso da bambina e da adolescente, mi ha fatto sempre sentire una pressione enorme: una volta giunta all’età matura, sarei stata in grado di sapere così tante cose anche io? Come avrei fatto a impararle? Avrei dovuto studiare molto? Me le avrebbero insegnate a scuola o mi sarebbero arrivate così, per osmosi?

Non ho idea di come sia andata, forse è successo davvero per osmosi, ma oggi mi sorprendo ancora di me stessa quando mi viene spontaneo saper fare qualcosa, conoscere la procedura per gestire le necessità, dalle più banali alle più complesse. Ho comprato e venduto case, ho viaggiato, ho cucinato (male), mi sono curata, ho risparmiato, ho speso, ho pianificato, fatto e disfatto, sempre con una rete di sicurezza pronta a raccogliermi in caso di disastro, questo è vero, ma fondamentalmente salda sulle mie gambe e consapevole del fatto che, a prescindere dalla sfida, ho con me gli strumenti e il know how che mi servono.

Non sono un genio, sono solo una persona pratica che difficilmente si lascia abbattere. Questo (anche) perché ogni volta che penso di aver realizzato chissà che di complesso – tipo la settimana scorsa, montare da sola quattro mobili per la cantina – risuona sempre nella mia testa quel che mi dicono loro quando mi lamento di eventuali difficoltà che mi trovo ad affrontare: Daniela, è poi la vita che è così.

Non sottovalutate mai l’immenso valore del contatto con la realtà.
Grazie mamma, grazie papà.

LdC

 

Nella foto: la via che non presi

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