Diari della quarantena

I Diari della Quarantena – 9

9 Aprile 2020

26° e 27° giorno

Week end, e scatta la spesa di sabato per i miei genitori. Un’ora di fila ma ho trovato tutto quello che cercavo, seppur con le solite modifiche e accontentarsi: a pensarci questa normalità tipo Hey, ho trovato la farina che cercavo! è incredibile per chi, come me, fino a due mesi fa poteva non solo schioccare le dita e ottenere quello che desiderava, ma addirittura snobbava e sminuiva la semplicità delle cose, vivendo sempre con il costante bisogno di avere di più. Non voglio la farina, voglio direttamente il piatto cucinato, anzi voglio il ristorante, anzi, non voglio il ristorante, voglio la varietà di ristoranti che posso trovare solo a Los Angeles. E adesso invece sono contenta se trovo la farina, vedi un po’ come si cambia in fretta certe volte.

Quello che in tema di cibo posso dire di aver constatato è che per me il mangiare bene è direttamente collegato alla convivialità: in questi giorni di quarantena ho ordinato da asporto soltanto una volta e soltanto perché erano ancora i giorni in cui Luca veniva qui saltuariamente. Da quando sono sola non l’ho mai fatto perché gustarmi il cibo da sola per me non ha senso, tutto è meno buono se non è condiviso, almeno per me è così.

E in settimana scatta la missione Trova una colomba, stay tuned.

Primo mesiversario con la Quarantena

Oggi 9 aprile è il mio primo mese di Quarantena. Cosa ho fatto nei giorni scorsi? Ho trovato e portato ben due colombe ai miei genitori (in omaggio del disinfettante che ho fortunatamente trovato alla Coop!), ho lavorato come sempre tanto, ho acquistato delle mascherine, ho bevuto vino bianco guardando le dirette di Venturi e mi sono informata sui canali che ho battezzato come attendibili, ovvero i social della Regione, del Comune e Il Post: ho scoperto che selezionare poche ma buone fonti ha un doppio valore perché non solo non si viene bombardati da notizie ogni due secondi, ma si sa che quel che dicono è vero nel bene o nel male, quindi si sta di fatto meno in ansia.

A me spiace per le persone che ho dovuto smettere di seguire, ma lasciatevi dare un consiglio magari non professionale ma sicuramente affettuoso: è ovvio che siamo tutti preoccupati e tutti vorremmo dire a tutti cosa proviamo e cosa sappiamo (o crediamo di sapere) ma in questa situazione generiamo solo del caos se facciamo da cassa di risonanza a mille interlocutori.

Anche su noi stessi andrebbe fatta una riflessione e pure un passo indietro perché questa emergenza finirà (o rientrerà in un canone di sopportabilità) e di noi resterà comunque una testimonianza di quei giorni: chi era professionale e ora ci ha raccontato fino al colore delle proprie mutande, chi era attendibile ed è cascato in una serie di fake news, chi era convinto già da prima di essere ironico e ha premuto sull’acceleratore con risultati imbarazzanti… dovrà fare i conti con ciò che ha seminato. Io non so come sono percepita all’esterno, cerco di mantenere il mio solito tono di voce e gli argomenti “leggeri” che credo facciano stare meglio sia me sia chi mi legge… il tempo ci dirà chi aveva ragione.

(to be continued)
LdC

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