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Miracolo in via Rimesse.

24 Maggio 2011

(e se lo dice anche Bersani…)


Come ogni sabato, a pranzo, ho un appuntamento regolare con i miei genitori.
Mi stavo preparando con il solito ritardo, valutando se fosse il caso di tirarmi dietro il mega borsone con cui vago tutta la settimana e che ha il peso specifico del piombo.
Persuasa infine che, con trenta gradi, non sarebbe stato intelligente trascinarselo per un percorso a piedi, ho optato per una borsina decisamente più ridotta, diciamo un quinto della capienza. D'obbligo la scelta su cosa portarsi dietro e relativo check delle cose fondamentali.
«Con carta di credito, chiavi di casa e ansiolitici posso affrontare il mondo» ho deciso. Quindi ho chiuso la microborsa e mi sono incamminata. Eppure, dentro, sentivo che qualcosa mancava.

Pensa che ti ripensa ho percorso qualche centinaio di metri, quando mi sono sentita chiamare da una voce.
«Signorina» ha detto la voce «posso offrirle un gelato?». Era un signore anziano, seduto all'ombra di un bar, che mi stava ponendo quella curiosa domanda.
«La ringrazio ma sto andando a pranzo» ho risposto io, ma lui non si è dato per vinto.
«Vede?» mi ha detto indirizzando lo sguardo a due buste della spesa appoggiate poco lontano «avrei bisogno di una mano per portarle a casa».
La Sorella Speranza che alberga in me non se l'è fatto ripetere due volte e, una volta recuperato buste e nonno, ci siamo incamminati verso casa sua (che distava meno di un kilometro). Camminando abbiamo chiacchierato del più e del meno, mi ha raccontato di un incidente che ha avuto circa un anno fa e che, da allora, lo limitava parecchio in tutti i movimenti, ma che comunque la spesa non se la faceva portare a domicilio perché è anche un po' una scusa per uscire di casa.
«Siamo arrivati» mi ha detto a un certo punto «ma vorrei offrirle qualcosa, farle un regalo» ha aggiunto l'anziano.
Io mi sono ovviamente limitata ad appoggiargli le buste in casa, a stringergli la mano e ad augurargli di rivederci al più presto. «In quell'occasione mi offrirà un caffè» ho aggiunto. Lui ha insistito e, dopo avermi fatto il baciamano da vero gentleman, mi ha ringraziato di nuovo. «Vede?» gli ho detto «Io ho fatto un favore a lei portando le buste della spesa, ma lei ne ha fatto uno a me, dandomi l'occasione di essere buona: siamo pari». Ci siamo salutati e ho proseguito per la mia strada.

Camminando verso casa dei miei e ripensando all'accaduto e ripensando a quanto si cambi nella vita e a quanto io non sia più la dura, strafottente, menefreghista di un tempo, mi sono accorta di avere le lacrime agli occhi, sul serio, per l'emozione.
E subito ho realizzato un'altra cosa.
Ecco cosa mi ero dimenticata.
I fazzoletti.

(dedicato a tutte le persone anziane che hanno bisogno di compagnia e alle persone giovani che hanno bisogno di un'occasione per essere migliori)

LdC

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  1. Ho sorriso nel leggere il tuo post. Spesso anch'io sono egoista e cammino per strada incazzata o col paravento, ma basta poco per farmi sciogliere. E invece ci sono persone talmente egoiste che non rinunciano al loro posto nella fila davanti al bagno di fronte ad una donna incinta di 8 mesi o al posto sull'autobus per una vecchina ingobbita. E' bello sapere che al di là delle incazzature e del malumore del momento siamo in grado di riuscire a cogliere l'occasione per essere "buoni".

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