varie ed eventuali

Il post perfetto non esiste.

15 Gennaio 2014

starbucks

A volte (vorrei scrivere spesso, ma non mi va di tirarmela) le persone mi chiedono consigli in base alla mia longeva esistenza come blogger. La domanda che mi viene fatta più spesso è come scrivere un post, come accattivarsi i lettori e, sostanzialmente, farsi leggere. Poiché la scienza esatta di social media e SEO non è una cosa che mi appartiene, se non come esperienza personale (cioè non ho titoli di studio in tal senso) non mi sbilancio mai più di tanto perché sono sostanzialmente un’autodidatta, tuttavia mi va di condividere alcuni pensieri, che appoggio qui e magari mi serviranno anche per i nuovi corsi di GGDBologna, non appena inizieranno (siete anche allertati, eh).

(Posto che non dobbiate scriverlo per lavoro e/o conto terzi, per cui il metodo esiste e va usato), il post perfetto non esiste. Il post perfetto è qualcosa di più di un semplice contenuto, di una formattazione corretta, di parole chiave, ecc… il post perfetto è una genialata, una cosa che in quel modo non l’aveva ancora scritta nessuno, quindi è sostanzialmente questione di culo: le idee sono nell’aria, se viene in mente a te per primo, tanto meglio.

Tutto sommato, però, potrei riassumere in questo elenco delle cose che vanno o non vanno fatte.

1. Il titolo, da sé, vi abbuona le prime cinque righe di lettura.
Se ha appeal, avete già fatto tre quarti del lavoro. Però non fate i furbi e scegliete un titolo che corrisponda esattamente a ciò che il lettore sta cercando, perché se voglio informarmi su Tom Hiddleston nudo e poi entro da voi e trovo un e-commerce di magliette, vi corco di mazzate.

2. Gli elenchi tirano.
Come avrete senz’altro notato anche da questo stesso post, in rete le liste piacciono. Top ten, le mie cinque cose preferite, le 100 cose che non sapete di me… vale tutto: l’elenco organizzato mette serenità nel lettore, rende chiaro tutto, dà senso di pulizia e chiarezza. Elencate tutto quello che ritenete opportuno elencare.

3. Fatevi capire.
Un aspetto pulito è sempre gradito ai lettori, ma prima di mettere le parole chiave in grassetto, scervellarvi sui paragrafi, ingrandire titoli e così via, concentratevi sul contenuto. Se non è interessante, se i lettori non vi si possono immedesimare o non trovano niente di utile, può essere chiaro finché volete, ma resta una minchiata.

3 bis.
Sapete scrivere in italiano corretto? Se avete dei dubbi, rivolgetevi a un correttore. Se non avete dei dubbi, è un bruttissimo segno. Certi strafalcioni nel 2014 non si possono leggere. Neanche se siete uno stagista pagato 1€ a pezzo.

4. Un’immagine ci sta.
La scrittura è importante, ma una mappazza di testo non vi accattiverà nessun lettore: l’aggiunta di immagini (o video, secondo i gusti) è fondamentale per rompere il testo e mantenere alta l’attenzione. Poi, magari, se li includete citando la fonte, fa più elegante (altrimenti mettetene di vostri e non ci pensate più).

5. Due parole sulle parole chiave.
Sì, vanno usate e anche io le uso. Una semplice ricerca su un argomento vi permette di essere raggiunti e mettere determinate parole nel titolo e in tutto il testo vi potrà portare più pubblico, ma i post palesemente pieni di parole chiave sono poi illeggibili e poco originali, quindi vedete voi: io sono una blogger perché scrivo il mio diario in rete da oltre 10 anni, qualche parola chiave la uso, ma principalmente i cavoli miei e i miei stream of consciusness sono il cuore dei miei post.

6. Più lungo è, peggio è.
Abbiate pazienza ma oggi siamo abituati ai social network e dall’essenzialità di Twitter a una sbrodolata di venti cartelle, ci dev’essere una via di mezzo. Semmai spezzate in vari post a puntate, così vi riempite anche la programmazione del blog (che non va trascurato, non mi stancherò mai di ripeterlo – piuttosto chiudete bottega).

Infine, la regola aurea: fregatevene di ogni consiglio e seguite la vostra strada. Il vostro post, così come il vostro blog, dovranno distinguersi in qualche modo, non essere la copia di altri (vedasi i fashion blog fatti con lo stampino degli anni passati). E ricordate che le persone oggi sono meno abituate a commentare, rispetto a un tempo: basta un like per esprimere consenso e, anche se a me personalmente non piace, è un aspetto con cui bisogna fare i conti. Le statistiche parleranno più chiaramente, tenetele d’occhio.

LdC

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  1. Sì concordo. Il blog va “tenuto seguito”. Andrebbe anche promosso e spintonato di continuo.
    A me a volte pesa. Non scrivo da un mese.
    Così come mi pesa dover sempre spremermi le meningi a scrivere di viaggi anche quando non ho nessun viaggio in programma (e non si può sempre riscaldare minestroni…).
    Allora penso: lo devo chiudere perchè non riesco sempre a seguirlo come dovrei? Ma davvero deve essere “un lavoro” o non ha senso farlo?
    Allora seguo il tuo ultimo consiglio e… la mia strada.

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