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Will Cinderella dance again?

16 Ottobre 2015

Come dice Eugenia, che nel suo saggio post di ieri si sentiva tipo Milla Jovovich in Resident Evil, con due fucili a pompa allacciati alla tutina aderente mentre sgommo con la moto e decapito zombies con una vanga Shaolin, senza scomodare allegorie da cui potrei uscire molto male, soprattutto per via della tutina aderente, devo ammettere che la giornata di ieri -prontamente battezzata #InternationalDayOfBombDropping- ce la ricorderemo molto a lungo, in varie persone.

Siccome sono io quella notizia un pochino triste ma un pochino bella a modo suo, mi sento chiamata in causa (quanto materiale per noi blogger, in certi frangenti!) e mi va di aggiungere questo piccolo spin-off al suo già ricchissimo trattato in materia di sincerità e coraggio. Vi ricordate quella soluzione che vi dicevo sapere a portata di mano e che io fingevo deliberatamente di non vedere, solo pochissimi giorni fa? Bene, quel pensiero si stava facendo largo ogni minuto in più che passava e, ad ogni sinapsi che si accendeva, corrispondeva una goccia in più di Xanax nel mio calderone dell’ansia.

Ogni giorno, in molti campi, mi batto per essere riconosciuta come persona matura, intelligente, adulta: tuttavia quello che non sapevo è che non ero veramente pronta per esserlo, specie in un campo particolare, che mi ha vista trascorrere gli ultimi anni sostanzialmente come un’insicura da accudire, piuttosto che una donna con cui condividere una vita “alla pari”.
Ho sofferto, tanto.
Anzi: credevo di soffrire, invece ero solo arrabbiata.
Poi qualcuno mi ha insegnato a soffrire, ad accettare che la marea mi avvolgesse: ci è voluto un po’ di tempo, ma mi ha spiegato come immergermi nel dolore, a non respingerlo. La tristezza è davvero come il mare per chi non sa nuotare: fa paura, ma è un mare dentro a cui non annega neanche il peggiore dei nuotatori, se non in rarissimi casi.
Comunque non nel mio, fortunatamente. Il dolore ha questa peculiarità: arriva, ma se ne va anche. Se lo si rifiuta in realtà lo si posticipa soltanto, si riaffaccerà poco dopo sotto un’altra forma (magari peggiore, magari più subdola), ma se lo si lascia accedere e transitare, ci lascerà definitivamente. L’avremo affrontato, gestito, superato.

I mesi sono passati e si sono avvicendate persone che sono rimaste poco, molto poco, quasi niente, ma il modo in cui mi sono posta non cambiava, perché avevo imparato a gestire il dolore ma non avevo ancora imparato ad agire da adulta. Poi è successo qualcosa che mi ha obbligata a comportarmi così, anche perché non c’era altra strada e, vi dirò, non mi sono proprio trovata male, a fare l’adulta. Certo, è un’altra cosa: significa innanzitutto pensare a 360°, accettando anche il fatto che una delle strade che sceglieremo di percorrere ci faccia soffrire. Ed è un’altra cosa che fa paura, la possibilità di soffrire ancora: ma io la sofferenza adesso la so gestire, sono uscita da quello da cui sono uscita e sono ancora viva e felice, perché non dovrei quindi contemplarla fra le varie opportunità?
E così, nella giornata internazionale dello sganciamento bombe, per la prima volta in 39 anni, mi sono comportata da adulta.
E nel dubbio di non smuovere abbastanza le cose, di bombe ne ho sganciate ben tre, forse addirittura quattro, che non ho idea dell’effetto deflagrante che avranno (una sì, ha già dato il suo risultato) ma dopotutto avevo proprio lì quella soluzione a portata di mano e ormai ero troppo curiosa di sapere dove mi avrebbe portata.

Wondering, searching, sniffing the wind…
like a dapple deer.
Has God heard your little prayer?
Will Cinderella dance again?
(My best friend wedding, 1997)

LdC

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  1. Ti seguo sempre, mi piace come scrivi e quello che esprimi, ma mi risulta sempre più difficile trovare il filo del discorso.
    Forse ci sono troppe situazioni che mi sono perso strada facendo, troppi sottintesi, adesso pure i rimandi ad altri blog ;) Comunque ti leggo sempre, anzi quando passano troppe settimane tra un aggiornamento e l’altro, mi preoccupo…
    Gischio

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