pensiero del mattino | up close and personal

L’inalienabile diritto di cambiare idea.

7 Novembre 2015

Sempre in questo ardito percorso che farà di me una donna senz’altro migliore, senz’altro più adulta, senz’altro più equilibrata ma senz’altro più stanca
(allenarsi per una maratona come tutti? No, eh?)
c’è sicuramente, dopo l’accettazione della sofferenza, anche l’inevitabile scendere a patti con le cose che cambiano.
Prima fra tutte, la mia opinione.
Si dice che cambiare idea sia segno di intelligenza e coraggio, quindi accettare pazientemente che questo fatto scorra -insieme a tutto il resto, nel nuovo stile di vita let it flow che sto cercando di adottare- mi porterà forse a non temere più la novità, pena rimanere ancorata a vecchie idee che non mi appartengono più (i famosi paletti di qualche post precedente).
A questa cosa pensavo alcune mattine fa, mentre guidavo nella solita tratta Complanare-Stradelli che utilizzo da qualche mese per andare in ufficio.

Ma facciamo un passo indietro.

Che ho cambiato sede di lavoro lo sapete tutti perfettamente, così come altrettanto perfettamente sapete che la cosa non mi ha proprio fatto saltare dalla gioia.
Non ne faccio di certo mistero, va detto.
A tratti sono monotona nelle mie lamentele, va detto anche questo.
Chiaramente questa differenza ha portato uno scossone enorme nella mia vita, portandomi a 25km precisi da abitudini ventennali, che non significa soltanto dover percorrere strada in più, consumare benzina, Telepass e cose così, ma si ripercuote anche nelle piccole faccende quotidiane di chi ha tutto millimetricamente organizzato in un posto però deve trascorrere tutte le giornate in un altro (tipo fissare un appuntamento per una visita diventa improponibile a metà giornata: conviene essere sani o si esauriscono in fretta le ore di permesso).
Detto questo, chiarito il mio forte disappunto e al netto di tutti gli ostacoli fastidiosamente oggettivi che ciò comporta, bisogna però raccontare che qualcosa è cambiato.

Quei 25km che quotidianamente percorro in macchina avanti e indietro -non ho capito come, ma è successo- sono diventati, con il passare dei mesi, la mia personalissima oasi di pace.
Ci può essere traffico, ci può essere maltempo, posso essermi svegliata con l’umore peggiore o essere reduce da una giornata infernale, quando mi chiudo in macchina e nessuno sa dove io sia, a che punto del percorso mi trovi e quando arriverò, è come se mi ritrovassi in un Limbo in cui non mi si può raggiungere se non telefonandomi (ma spesso non rispondo, siete avvisati).
In silenzio, posso lasciare la mente libera di spaziare dove preferisce, oppure divertirmi con la musica che pare a me, il volume che pare a me, non mi vergogno di dire che passo dai Pink Floyd ai Negramaro senza soluzione di continuità, se solo mi va: non c’è nessuno che mi giudica, che mi vuole parlare, a cui devo spiegare, con cui mi devo rapportare. Sono semplicemente me stessa, nella mia modestissima umanità. Ecco, se qualcuno potesse vedermi durante quei 25km, scoprirebbe senz’altro una parte essenziale di me che spesso nascondo, per aderire a ciò che credo mi si chieda, per cercare di essere migliore (talvolta ottenendo l’esatto contrario) o per una sorta di timore di perdere la stima di chi si aspetta qualcosa da me che in realtà non sono (la famosa #coolgirl di un libro che non va mica a finire poi così bene).
Forse in quei 25km sono davvero me stessa, senza filtri e post produzione.
E oggi sono contenta di farla quella strada, quindi sì: qualcosa è cambiato ed è cambiato in meglio, la mia opinione è diversa e sono diversa io stessa, forse sono addirittura migliore se vedo questa differenza e l’accetto.

Lavorare lontano da casa mi farà sempre orrore, non è che adesso son qui a dichiarare che è stata la svolta positiva delle mie giornate, sarei ipocrita. Vorrei solo dirvi con tutto questo pippone che bisogna essere molto pazienti con ciò che accade, perché davvero a volte non succedono cose brutte, ma solo cose belle mascherate da cose brutte e siccome questa è già la seconda che mi capita nel giro di un paio d’anni, forse vale la pena dare un po’ di tempo alla vita affinché mostri veramente com’è la realtà mentre la si lascia scorrere.
Abbiate fiducia.

LdC

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