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Così alla fine è arrivato il fatidico giorno, domattina parto.

25 Maggio 2007

Solite paranoie pre-viaggio, ma cerco di non farci caso. Capisco che aver detto al mio capo guarda che ordine mi è arrivato stamattina! così se muoio a Roseto degli Abruzzi avrete un buon ricordo di me! sia leggermente superstizioso e forse anche fuori luogo. È che ho l’ansia da partenza, l’angoscia da vigilia, non c’è speranza, le ho sempre avute e sempre le avrò.

 

Comunque non è che per questo non parta, anzi.

 

Vi lascio come cadeau questa cosa carinissima scritta dal Supremo, così capirete perché nella mia valigia ci sono più libri suoi che costumi da bagno (miei).

 

Mi chiamo Learco e suono la tromba

di Paolo Nori

 
Mi chiamo Learco e suono la tromba. Non suono molto bene, ho cominciato che avevo già una certa età. La tromba è uno strumento difficile, non so se avete mai provato. Io quando ci soffiavo dentro le prime volte non succedeva niente. Dopo ho imparato un po’ a farla suonare, però ogni tanto faccio ancora delle stecche abbastanza impressionanti. Comunque sono riuscito a trovare un gruppo in cui suonare, anche se non è che possa proprio vantarmi del mio gruppo. Siamo in quattro, Mario alla fisarmonica, il signor Tanzi al basso, Gabriele, detto Miasma, al chitarroncello e io alla tromba.


Mario è malato. È un megalomane, crede di essere tutto lui. Ma non per modo di dire, lui è malato davvero. Mi ricordo al concerto di Torricella. Purtroppo non so cosa, sarà stata l’umidità, sta di fatto che il concerto è iniziato con una stonatura di tromba che ha fatto un’impressione bruttissima. Il padrone ha cominciato a gridare Che musica di merda! e il pubblico ha cominciato a guardarci con un’aria come per dire Andate via prima che sia troppo tardi. Be’, Mario poi, alla fine, era mortificato. Diceva Ho steccato, ho steccato, ho rovinato il concerto, mi dispiace.


Un’altra volta viene alle prove tutto contrito Cos’hai?, gli chiediamo e lui Mi ha mollato la morosa. Noi abbiamo pensato È andato, perché la morosa non ce l’aveva. Be’, tutta una giornata a sospirare, a mormorare Te quiero, Luz de mi vida, poi abbiamo saputo che un suo amico aveva chiesto alla sua ragazza spagnola di sposarlo e lei gli aveva risposto Te scuerdi e l’aveva piantato. Adesso Mario si è messo a dipingere acquerelli e a svegliarsi al mattino prestissimo e ad andare a trovare tutta la gente che conosce a degli orari insoliti, tipo le otto del mattino, e a lamentarsi che non sa cosa fare, è successo dopo che suo babbo è andato in pensione.


Il signor Tanzi, il bassista, è convinto di essere un comico e cerca di inserire nei nostri spettacoli le sue battute penose. Dice che non capisce la nostra resistenza al suo prepotente umorismo e sostiene che io e Mario siamo invidiosi del suo talento e facciamo di tutto per stornare l’attenzione del pubblico. Si lamenta per esempio del fatto che quando arrivano le giornaliste per intervistarci, le giornaliste naturalmente si dirigono verso di noi, che è un indice di carisma e magnetismo animale, e a lui e a Miasma non fanno nessuna domanda. Una volta una giornalista ci ha chiesto, a me e a Mario, "Che progetti avete?". Tanzi, che faceva finta di passare di lì per caso, ha sentito e ha infilato il suo testone sorridente sul tavolino e ha detto "Costruire autostrade!".


Putroppo Tanzi ci serve, perché porta l’impianto ed è l’unico che ci capisce qualcosa nelle questioni tecniche, microfoni, amplificatori. Lui se n’è reso conto e se ne approfitta, e mentre monta l’impianto ci costringe ad ascoltare le sue battute. "Lo sapete perché in Italia la giustizia è così lenta?" chiede. "No, Tanzi, non lo sappiamo". "Per farsi raggiungere dall’aministia. E be’, perché non ridete, non vi piace?" " No, Tanzi, ci piace" "Certo, ci piace" "Ridiamo silenziosamente". "Ah, mi sembrava" dice Tanzi mentre, con calma, monta il primo microfono. "Allora se siete d’accordo ve la ripeto, così la imparate anche voi e possiamo inserirla nello spettacolo, magari recitata a più voci. Siete d’accordo?" "Ma, Tanzi, non so" "Intendiamoci, è una bella battuta, ma è un po’ troppo d’attualità" "Noi facciamo cose più estemporanee". "Cose estemporanee? i grandi perché! Chissà perché i poveri non hanno spiccioli, hanno soltanto pochi soldi? Chissà perché le persone di carattere hanno quasi sempre un pessimo carattere? Chissà perché ancora nessuno ha pensato di inventare un antiaperitivo per combattere la fame nel mondo? Chissà perché il tutto oggi non basta più? Chissà perché tutti gli arrivati provengono dai partiti? E be’, perché non ridete?". Gabriele, detto Miasma, è uno dei tipi più strani che conosco. Ha tutti degli strumenti strani dentro delle buste di plastica, ascolta delle musiche strane, legge dei libri strani e, soprattutto, mangia delle cose strane e questo non è senza conseguenze.


Una volta, a Reggio Emilia, mi si avvicina sul palco con una busta di plastica aperta e mi dice "Annusa, non senti odore di aceto?". Dentro quella busta tiene le percussioni, i richiami per gli animali, gli strumenti strani, "Odore di calzini sporchi", gli dico. Passa qualche secondo e viene ancora da me, tutto sorridente con la busta aperta, mi dice "Guarda". Gli strumenti non ci sono più, in fondo alla busta c’è lo scheletro di una banana, "Miasma", gli dico. Lui tutto contento si avvicina a Mario e gli dice "Guarda", gli apre la busta sotto gli occhi e scoppia a ridere. Scende dal palco, va dalla padrona del locale, le apre la busta sotto il naso, le dice "Guarda" e scoppia a ridere tutto contento.
Comunque, andiamo avanti, staremo a vedere cosa succede. Se avete bisogno di noi, noi siamo nella nostra stanzetta che aspettiamo che ci chiamate.

 

Grazie a Ste per l’inoltro e grazie alla rivista web ‘Tina da cui mi permetto di copiareincollare in modo scriteriato.

 

Stay tuned (and see you soon).

LdC

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  1. Divertiti e ricordati di fare un salto a Mutignano al ristorante Bacucco D’Oro. Mutignano è vicino ad Atri, appena sopra a Pineto (deliziosa località di mare). Se hai modo vai anche a vedere Silvi Vecchia e mangia arrosticini :)

  2. Segnalo la continuazione del racconto, intitolata Miasma e la rivoluzione copernicana, più o meno.

    Usando Zairca con Gugol ‘tina si arriva alla rivistina web di Matteo B. Bianchi (oppure usando il link che ha messo la Daniela nel post), si accede, si clicca sul numero sette e poi sul titolo del racconto di Nori.

    Ste

  3. aggiornamento in tempo (quasi) reale…

    bùk ììding anche a Pescara!

    sta forse diventando una missione?

    Lerry

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