LdC bellavita

Una bolognese a FICO

24 Novembre 2017

Glissando sulla grave mancanza di non avermi invitata al press day – ciao ufficio stampa di FICO, adesso mi vedi?– assieme a tanti altri colleghi blogger, da brava prezzemolina quale sono, ho visto bene di imbucarmi all’evento che precedeva l’apertura ufficiale, riservato a soli cinquemila invitati. Della serie, sentirsi proprio speciali.

Ok, com’è FICO, dicci di più!
Premettiamo questo: FICO è bellissimo, è un’opera imponente che anche chi, come me, si è trovato di fronte ad altre opere imponenti nella propria vita ha esclamato un sincero e ammirato apperò! FICO è ben organizzato, direi in modo capillare, ha un sacco di personale che si sbatte e aiuta, a partire dal parcheggio finendo in ogni angolo di ogni negozio o ristorante. Da FICO tutti sono estremamente ben predisposti, di buon umore, e sembrano felici di far parte di questa grande novità di respiro internazionale.

Però è bene premettere anche che io sono proprio bolognese doc… e qui forse casca l’asino (e la mucca, e le galline, e tutta la fattoria didattica). Insomma, non so se avrò mai voglia di rinunciare a una cena nei classici locali (fuori e dentro al centro), ristoranti, enoteche, ricchi di storia e calore, per andare a cena in un luogo che mi trasmette il calore di uno scalo aeroportuale. Troppe luci e troppi spazi rispetto ai luoghi intimi e raccolti, a volte pure un po’ fumosi, a cui sono abituata, troppa grandezza, troppa scelta di tutto e -ahimè- tutto molto scollato e scollegato, diciamo una lunga sequenza di stand diversissimi fra loro per appartenenza merceologica e geografica, che non trasmettono un vero e proprio “racconto corale”.  Tipo il bagno Fantini di Cervia attaccato alla birra Poretti, di fronte alla ludoteca, di fianco alla libreria.
Boh?! Ma che c’entra? (cit.)

Sarà che a Bologna siamo un popolo abitudinario, ci sono balotte che ancora si incontrano e frequentano i luoghi che frequentavano a vent’anni – i cosiddetti rimastoni – e non è semplice farci abituare alle novità: ma a prescindere dalla città, se voi poteste scegliere, preferireste bere un drink in un locale accogliente e caloroso oppure in Autogrill? Ecco, senza nulla togliere all’Autogrill né a FICO, ma ci siamo capiti: io non disdegno mai le novità, sono incuriosita da tutto ciò che fa “estero” e sono anche orgogliosa che questo progetto sia sorto a Bologna, perché senz’altro ci porterà turismo e popolarità… ma forse non sono ancora pronta a trasferire le mie preferenze e le mie abitudini di consumo in modo così drastico.

Note carine: sicuramente indicato per famiglie e bambini, grazie alle sue experience didattiche, progettato per essere accessibile veramente a tutti,  è grandissimo, prendetevi tempo per girarlo tutto (secondo me la parte più bella è quella vicino all’uscita, con i vini, i negozi e il tartufo, ma son gusti); date un’occhiata ai corsi che offrono perché sono abbastanza originali, brevi e con prezzi discreti.
Dimenticavo! Provate il sushi di mortadella, che è figo. Anzi, FICO.

Da Bologna è tutto, se avete domande scrivetemele nei commenti e vi risponderò!
LdC

 

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