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Artefiera 2018 fra sacro (loro) e profano (io)

5 Febbraio 2018

Si è appena conclusa l’edizione 2018 di Artefiera.
Innanzitutto devo porgere una scusa: carissimi amici di Fruit Exhibition, non ce l’ho proprio fatta a passare anche da voi, spero di essere migliore l’anno prossimo!

Ma torniamo a noi: come ogni anno, la sottoscritta ha curiosato fra gli eventi a cui si è clamorosamente imbucata è stata ufficialmente invitata in quanto blogger di fama internazionale e influencer di risalto per il tessuto cittadino bolognese e culturale in generale.

Martedì sera ho iniziato alla grande con Party of life | Keith Haring alla Pinacoteca Nazionale di Bologna: emozionante vedere per la prima volta dal vivo (il murales di Pisa non vale) le opere di Keith Haring, artista che amo moltissimo. Consigliatissima a tutti, prezzo estremamente popolare. Non durerà all’infinito, approfittatene quindi fino al 25 febbraio. Nota interessante che da non addetta ai lavori non avevo colto al volo: c’è la possibilità di investire sulle opere, qualora lo desideriate (insomma, alcune sono in vendita).

Piacevolissima rivelazione di sabato sera: il MAST! Con le opere degli artisti premiati da “Mast Foundation for Photography Grant on Industry and Work” ci siamo intrattenuti a lungo: Sara CwynarSohei NishinoMari BastashevskiCristobal Olivares (quest’ultimo, con la sua narrazione fatta di foto, audio e video sul tema degli emigranti domenicani in Cile mi ha colpita particolarmente) e l’esposizione dedicata ad Anish Kapoor (proprio quello del fagiolo gigante di Chicago!) ci ha lasciato con non poche domande. Kapoor finisce l’11 febbraio, se volete vederla dovete affrettarvi, mentre le altre opere resteranno fino a maggio.

Sono seguiti i I Cinetici | Dino Gavina e il Centro Duchamp che ho potuto visitare davvero al volo, domenica mattina: data la bellezza e l’originalità delle opere/esperimenti mi aspettavo di trovare la fila, probabilmente sono stata solo fortunata… Ma se siete stati pigri e ve la siete persa in questi giorni di fiera, avete tempo fino al 28 febbraio! Le location sono varie, si deve un po’ trottare ma ne vale la pena perché sono visioni assolutamente uniche (Galleria Cavour, Palazzo Vassè Pietramella, Palazzo e Portico Zambeccari, per la precisione). Mi sono innamorata di Marina Apollonio, se non si fosse capito dal mio Instagram.

Lascio per ultima SetUp Contemporary Art Fair perché è l’unica nota dolente: perché avete voluto cambiare location quando l’Autostazione non solo era ormai un piacevole appuntamento fisso, ma era anche il luogo perfetto? Mi spiace perché le tantissime opere non hanno ricevuto sufficiente risalto né l’esposizione permetteva di valorizzarle. Sebbene il contrasto classico/contemporaneo fosse senz’altro bellissimo, il tentativo di “salto di qualità” a mio avviso non è riuscito. Ho l’impressione che le piccole nicchie degli spazi dell’Autostazione rendessero maggiormente merito agli artisti creando una sorta di tante piccole gallerie espositive a sé stanti (l’ho percepito anche dal loro diverso atteggiamento rispetto all’anno scorso, sembravano meno accoglienti, sempre un po’ in prestito come si dice a Bologna, un po’ in disparte). Il mood era più quello di “Regali a palazzo”, non me ne voglia l’altra manifestazione.
Sulle opere, come ogni anno straordinarie e di grande ispirazione, nulla da eccepire (vi ho fotografato le mie preferite).

Come ogni anno mi trovo arricchita di ispirazioni, nuove conoscenze e idee: sebbene io non sia, come dicevo prima, un’esperta, il bello di Artefiera è anche quello di portare le opere verso la gente comune come me, che non riuscirebbe a distinguere una tecnica da un’altra, ma capisce la bellezza e vuole provare l’emozione di lasciarsi trasportare dalle visioni di un artista. Quindi, lunga vita ad Artefiera e che altro aggiungere se non che… ci vediamo nel 2019!

LdC

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